Madre e figlia insieme alla “noi da piccola” davanti a un film che attraversa epoche

Cambiare abitudini significa correre rischi. E perdere in solidità, penso questo mentre prendo posto in sala. Stiamo sedute una accanto all’altra. Il film non è ancora cominciato, ho il tempo di gustarmi questo momento. Uscite in ritardo da casa, arrivate più che in tempo davanti botteghino del cinema (Roma quasi deserta ha il suo perché). Lei entra. Io un altro giro per trovare parcheggio. Sono fortunata e quando entro lei è lì che mi aspetta, cellulare in mano, biglietti pronti. Non è il mio cine preferito, ma me ne faccio una ragione.

È comunque lunedì e la mia perversa passione di andare ogni lunedì a vedermi un film da sola è in parte rispettata. In parte, perché oggi, appunto ho osato un cambio d’abitudine. Era l’unica occasione per stare noi due insieme prima del suo ennesimo viaggio e io che faccio, rinuncio? Non rinuncio.

Sedili centrali e visto che c’è posto decidiamo senza dircelo di non impallare quelli dietro di noi. Andare al cinema è qualcosa che deve sapersi fare. E io sono molto molto contenta quando di sottecchi, sui titoli di testa, lei e io ci gettiamo un’occhiata fugace. E’ il nostro tacito commento al vetriolo per aver sentito, entrambe, lo scricchiolio dei pop corn tra due bocche fameliche. Poi io esagero, perché sospiro forte. E lei mi guarda come a dire: Smettila, per favore. Per favore un cavolo, le ricambio lo sguardo. Ancora un sorriso, comincia il film, mignolo-mignolo.

Barbie è più rosa del rosa, più bella del bello. Io e lei ci gustiamo ogni fotogramma. Mi chiedo lei che cosa pensa, non avendone mai avuta una. Io intanto mi sforzo di ricordare. Arriva subito l’immagine di quella mia compagnetta delle elementari che aveva la casa multipiano di Barbie. La guardavo, ammirata e turbata: lei ha la casa di Barbie. Una roba che, ne ero certa, era anticipazione del futuro. Nella mia testa lei era come la Barbie, anzi, era proprio la Barbie: aveva tutto, proprio come la Barbie.

Ma se lei era la Barbie, io chi ero.

Non ho mai risposto a questa domanda, né allora né mai.

Osservo lei, al mio fianco. Delle pene per avere un nuovo vestito per la Barbie non sa niente. Neppure dello strazio di quando per la prima volta le pettini i capelli e diventano paglia infuocata che Megaloman al confronto pare uscito da Federico Fashion Style. Figuriamoci quando le pieghi un ginocchio all’indietro, sadismo puro ma lo abbiamo fatto tutte. Non sa niente neppure di quando le stacchi il collo e non riesci a rimetterlo dentro o di quando la spogli e perdi irrimediabilmente sotto al frigorifero la scarpetta con il tacco. Oggi lo sai, Cenerentola alla fine in qualche modo si arrangia, ma all’epoca no, non lo sapevi.

Che cosa vedi tu, in questo film, mi chiedo io. Tu che sei nata molto dopo l’affaire Lewinsky, sei cresciuta in parallelo con il Mee too, ti sei vissuta appieno la rivoluzione delle donne in Iran dopo Masha Amini, ti sei sparata almeno tre Pride, ti segui ogni giorno @apriteilcervello. Tu, che cosa vedi in questo rosa accanito.

Io intanto ricordo. Soprattutto la domanda ricorrente: Ma già l’hai spogliata? Sì perché le Barbie venivano scartate, slegate e spogliate a velocità fotonica. Chissà perché era così assurdo farlo secondo coloro che te l’avevano appena regalata. Lei comunque ride, sorride e non saprà mai che cosa davvero comporta quel gesto di calarsi dall’alto, gambe dritte e tacchi perfetti.

Quando il film finisce, con Ken sufficientemente raso al suolo, siamo tutte e due perplesse. Ne parliamo. E quel che emerge è che per lei, per la sua generazione è divertente e coinvolgente. Certo Sì,è un po’ eccessivo, esagerato, l’uomo annientato, le donne tutte uguali. Ma nel complesso, promosso. Gli occhi sono di sogno, il morale è alto.

Certo, mancano quarant’anni di cammino per arrivare a uccidere Barbie. Che cosa ne sa lei come si arriva a far dire allo strafigo spiaggione: I’m just Ken Anywhere else I’d be a ten…

Io invece mi sorprendo severa. Ci leggo spunti triti e ritriti, non affronto con nostalgia il distacco dal ricordo della casa multipiano della mia amichetta, non mi emoziona ricordare l’euforia dell’apertura della scatola plastificata. Addirittura penso che il film sia un prodotto nato a fini commerciali, della serie: oggi la Barbie è superata come idea e come concetto. Per far sì che continui a vendere meglio darle una nuova verginità. Da bambola a donna e passa la paura. Ironia sul patriarcato e siamo tutti contenti. Con qualche eccesso che fa sorridere.

Penso questo, non lo dico totalmente: chi sono io per rovinare la magia altrui. Ovvio, io non le attribuisco più il sogno, non le riconosco più il potere di regalarmi il sorriso, non le concedo il lusso di farmi trasalire ancora un po’, solo un altro po’.

La boicotto, insomma.

Fino a quando.

Fino a quando la mattina dopo mi trovo un whatsapp di lei, lei che ha visto il film con me dopo che io ho deciso di correre il rischio di cambiare quell’abitudine di andare al cinema da sola di lunedì sera. E ci sono andata con lei, che è mia figlia e che mi ha appena mandato questo messaggio, carpito su tik tok, da lei scelto e destinato a me:




Guardare Barbie con mamma mi ha fatto realizzare che lei sta affrontando la vita per la prima volta, proprio come me. Lei non è perfetta ma è abbastanza forte da aiutarmi a andare avanti insieme. Stiamo entrambe accanto alla “noi” da piccola..


Respiro, perché questo è prioritario, e un secondo dopo rifletto su Barbie, me la vedo davanti e penso Sei bellissima, checché si dica e hai tu il gran potere per le mani. Anzitutto quello di fare avanti e indietro nel tempo e riuscirci senza inciampare sempre su quei tacchi tanto alti. E poi hai la capacità di mettere d’accordo le generazioni, mica è robetta. Perché oggi se penso a te e a me da piccolina non ho più l’immagine del multipiano inarrivabile, ma quella di una donna possibile. Ancora di più se accanto ho una ragazza, una miniatura di donna, capace di cogliere se non la tua storia di bambola, di certo la poesia che solo il tuo personaggio può regalare.

Per fortuna quel lunedì ho deciso di cambiare la mia abitudine. Ho corso un rischio, mi sono portata a casa il primo premio

Categoria: I miei post

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